Fëdor Dostoevskij

Fëdor Dostoevskij
Fëdor Dostoevskij

Fëdor Michajlovič Dostoevskij (Mosca, 11 novembre 1821 – San Pietroburgo, 28 gennaio 1881) è stato uno scrittore e filosofo russo. È considerato, insieme a Tolstoj, uno dei più grandi romanzieri e pensatori russi di tutti i tempi.

Le sue opere, tra cui si annoverano prevalentemente romanzi e racconti, sono diventate famose in tutto il mondo, rappresentando delle pietre miliari della letteratura ottocentesca.

Tra le più importanti e diffuse tra il pubblico si ricordano:

– “Le notti bianche” (1848)
– “Memorie dal sottosuolo” (1864)
– “Delitto e castigo” (1866)
– “L’idiota” (1869)
– “I demoni” (1872)
– “I fratelli Karamazov” (1880)
 

La vita di Fëdor Dostoevskij

Fëdor Dostoevskij nacque nel 1821 a Mosca, secondogenito di sette fratelli, in una famiglia benestante. Il padre era infatti un medico e la madre era figlia di ricchi commercianti russi. La famiglia divenne talmente ricca da rientrare nell’albo d’oro della nobiltà moscovita.

Nel 1834, dopo essersi trasferiti a Darovoe nel governatorato di Tula, Fëdor alloggia presso il convitto privato di L.I. Čermak a Mosca insieme con il fratello. Tre anni dopo, in seguito alla morte della madre a causa della tisi, i due fratelli si trasferiscono al convitto preparatorio del capitano K.F. Kostomarov in vista degli esami di ammissione all’istituto di ingegneria.

Già in questo periodo l’interesse di Dostoevskij è incline alla letteratura, tuttavia prosegue i suoi studi di ingegneria militare presso la Scuola Superiore del genio militare di San Pietroburgo, dopo esservi stato ammesso nel 1838.

Il 1839 fu un anno drammatico per lo scrittore: il padre venne assassinato, probabilmente dai propri contadini che lui stesso maltrattava dopo essersi ubriacato, e questo evento scatenò la prima crisi epilettica nel giovane Dostoevskij, allora diciassettenne. Da questo momento l’epilessia lo accompagnò per tutta la vita.

Tra il 1841 e il 1842 venne ammesso al corso per ufficiali e poi nominato sottotenente. Ebbe inizio così il suo servizio nei corpi militari presso San Pietroburgo. Tuttavia la sua carriera militare ebbe vita breve: nel 1844, solamente un anno dopo essersi diplomato, rassegnò infatti le proprie dimissioni.

Trovatosi senza lavoro e quindi in una situazione di povertà, a cui vanno aggiunte le fragili condizioni di salute, Fedor ebbe finalmente modo di dedicarsi alla letteratura, anche come un vero e proprio impiego.

Iniziò così la stesura del suo primo libro “Povera gente”, che terminò nel 1846 e che ottenne il consenso dei critici. A questo romanzo seguirono poi “Il sosia” e alcuni romanzi brevi e racconti pubblicati su diverse riviste.

L’arresto di Dostoevskij

Negli anni successivi partecipò come uditore alle riunioni di società segrete, che avevano fini sovversivi contro il potere dell’epoca. Pur non essendo stato un attivista di questi gruppi, nel 1849 venne arrestato ed imprigionato nella fortezza di Pietro e Paolo a San Pietroburgo.

Inizialmente fu condannato alla pena di morte tramite fucilazione, ma successivamente lo zar Nicola I tramutò tale decisione in condanna ai lavori forzati a tempo indeterminato. Ciò determinò una riacutizzazione dell’epilessia, causando numerose e frequenti crisi. Questi avvenimenti saranno successivamente spunto di riflessione per lo scrittore, che esporrà il proprio disaccordo riguardo la pena capitale nei romanzi “Delitto e castigo” e “L’idiota”.

Venne rinchiuso nella fortezza di Omsk nel 1850. La permanenza nella prigione segnerà profondamente Fedor e lo porterà a scrivere una delle sue opere più scioccanti: “Memorie dalla casa dei morti”.

La liberazione di Dostoevskij

Il 1854 segnò l’anno della liberazione di Dostoevskij per buona condotta, ma dovette scontare gli ultimi due anni di pena prestando servizio nell’esercito siberiano. Fu un periodo di allontanamento dalla scrittura, in quanto gli venne imposto il divieto di qualsiasi pubblicazione.

Nel 1857 sposò Marija Isaeva, vedova e già madre di un figlio. Nel 1859 venne congedato dall’esercito e poté fare ritorno in Russia, sebbene non gli fosse ancora consentito l’ingresso a San Pietroburgo.

Con il fratello fondò la rivista “Il tempo” in cui, oltre a sostenere l’ideologia russa conservazionista, pubblicò anche alcune delle sue opere.

Il periodo buio

Successivamente, nel 1864, uscì la rivista Epocha, sempre diretta dai due fratelli. Tuttavia questo anno rappresentò per lo scrittore un periodo buio, sia affettivamente che economicamente. A pochi mesi di distanza dovette affrontare la morte prima della moglie e poi del fratello. Quest’ultimo inoltre gli lasciò ingenti debiti, a cui cercò di rimediare con il gioco d’azzardo durante un viaggio in Europa. Non fu una scelta fruttuosa per lo scrittore, poiché aggravò ulteriormente le sue misere condizioni economiche.

A partire dal 1866 pubblicò a puntate il romanzo “Delitto e castigo”. In quegli anni conobbe la stenografa Anna Grigor’evna Snitkina, grazie alla quale riuscì a pubblicare alcune delle sue opere, e nel 1867 i due si sposarono.

Nel 1868, dopo che la coppia ebbe intrapreso un viaggio a Firenze, nacque la loro prima figlia Sonja, che purtroppo morì tre mesi dopo. La morte precoce dei bambini sarà infatti uno dei temi cardine del romanzo “L’idiota”, che lo scrittore stava elaborando proprio in quegli anni. Nel 1869 nacque la seconda figlia Ljubov’, il cui nome in russo ha il significato di “amore”, e due anni dopo il terzo figlio Fëdor.

Ritorno a San Pietroburgo

Dopo aver smesso con il gioco d’azzardo e con il guadagno delle sue pubblicazioni, Dostoevskij fece ritorno a San Pietroburgo, avendo finalmente la possibilità di saldare i propri debiti.

Tornato in Russia divenne direttore della rivista conservatrice “Il cittadino”, in cui pubblicò una serie di articoli di attualità raccolti sotto il nome di “Diario di uno scrittore”.

Nel 1878 Dostoevskij dovette affrontare un ennesimo lutto: Aleksej, il quarto figlio nato soli tre anni prima, morì di epilessia, ereditata dal padre.

Nel 1878 venne eletto membro dell’Accademia delle Scienze di Russia per la sezione lingua e letteratura e l’anno seguente venne invitato al Congresso letterario internazionale a Londra. Inoltre venne anche eletto membro del Comitato d’onore.

Nello stesso anno però gli venne diagnosticato un enfisema polmonare.

I fratelli Karamazov

Dal 1879 diede inizio alla pubblicazione de “I fratelli Karamazov” su una rivista. L’opera riscosse un successo inaudito tra il pubblico. Il romanzo avrebbe dovuto avere un seguito, tuttavia le condizioni di salute dello scrittore peggiorarono così tanto e così velocemente da impedirgli la scrittura di ulteriori opere.

L’enfisema polmonare, diagnosticatogli pochi anni prima, si aggravò e gli causò la morte nel 1881 a San Pietroburgo.

Il suo appartamento a San Pietroburgo è oggi diventato un museo a lui dedicato e gli è stato intitolato il cratere Dostoevskij sulla superficie di Mercurio.

Lo stile di Fëdor Dostoevskij

Essendo anche un filosofo, l’attenzione di Fëdor Dostoevskij si concentra maggiormente sull’aspetto morale dei personaggi, sulla loro ideologia e sui loro dialoghi. Anche le descrizioni, sia degli ambienti sia dei protagonisti delle sue opere, vengono raramente inserite come forma di descrizione vera e propria ma all’interno delle stesse riflessioni e degli stessi pensieri dei personaggi.

In questo modo il lettore viene coinvolto maggiormente nella narrazione e inoltre è un lettore onnisciente, consapevole sia degli avvenimenti sia dell’interiorità e della psiche dei protagonisti dell’opera. Il linguaggio utilizzato risulta spezzato, quasi come ad essere uno specchio dell’interiorità psichica che è di per sé mutevole e frammentaria.

Lo stesso Fëdor Dostoevskij mostra questa mutevolezza, e allo stesso tempo contraddittorietà, nel suo pensiero, modificando nel corso del tempo la propria posizione riguardo a certe tematiche.


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